Contesto
d'intervento

Il progetto “giustizia generativa nella scuola” intende rivolgersi alle studentesse e agli studenti che frequentano le scuole secondarie di secondo grado del sistema pubblico di istruzione ed in particolare a quegli studenti che, per diverse ragioni (familiari, personali, del contesto di provenienza, ecc.) mostrano maggiore fragilità sociale finendo con l’essere oggetto di procedimenti disciplinari che spesso rischiano di acuire le problematiche che vorrebbero contribuire a risolvere.

La scuola, come ben definito nello “Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria” (DPR 249/98) è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica.

Mai come negli ultimi anni, caratterizzati dalla pandemia da Covid-19, la scuola ha mostrato di essere una realtà indispensabile. Il suo buon funzionamento è necessario per le dinamiche sociali ed è divenuto evidente a tutti quanto sia un sistema complesso non autosufficiente: è forte l’interdipendenza scuola-territorio e quindi è fondamentale creare alleanze territoriali stabili. Durante la pandemia abbiamo visto come la scuola, realtà decisiva per la realizzazione effettiva del diritto all’istruzione e all’educazione, abbia faticato ad assicurare questo diritto fondamentale proprio ai soggetti più fragili (i dati dicono che la DAD ha accentuato la già preoccupante dispersione scolastica) e come abbia qualche volta tentato di “scolarizzare” tutto l’ambito educativo mortificando parzialmente le risorse presenti nei territori.
Per avere un’idea della vastità del possibile contesto di intervento basti pensare che le più di 50 scuole secondarie, statali e paritarie, di secondo grado presenti nel territorio bresciano coinvolgono ogni giorno più di 54.000 studenti, insieme alle loro famiglie, ai docenti, al personale tecnico amministrativo e a tutte quelle realtà e figure che in un modo o nell’altro si trovano a collaborare con questa primaria istituzione educativa e formativa.

Il progetto pilota attivato nell’a.s. 2022/23 si rivolge a 2 istituti scolastici bresciani, l’IIS Camillo Golgi e l’IIS Mariano Fortuny.

Media

prof. Carlo Alberto Romano, docente di Criminologia presso l’Università degli Studi di Brescia e presidente dell’Associazione Carcere e Territorio di Brescia 

prof.ssa Livia Cadei, docente di Pedagogia generale e sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttrice del CESVOPAS

Analisi dei problemi
e risposta dei bisogni identificati

La pandemia ha reso evidenti alcune difficoltà personali, relazionali e di sistema. Incontriamo nella scuola insegnanti motivati e proattivi, ma talvolta affaticati, non adeguatamente sostenuti, confusi dalle molte indicazioni normative e dalle molteplici richieste (non sempre pertinenti) poste alla scuola da parte delle famiglie e delle istituzioni. Abbiamo visto attivare molti tavoli di lavoro istituzionali, ma si è constatata la fatica dell’operare insieme scuola-territorio, soprattutto a causa della scarsa conoscenza reciproca, la scarsa flessibilità e la difficoltà di conciliare i tempi della scuola con quelli delle famiglie e delle realtà del terzo settore. È emersa una certa tensione sociale, la necessità di rielaborare i propri vissuti e il bisogno di apprendere nuovamente alcune regole del vivere insieme riappropriandosi del valore della convivenza civile.

Risulta evidente che ogni attività svolta in società necessita di regole che la normino e la disciplinino in modo che il disordine non impedisca il raggiungimento degli obiettivi comuni ed individuali. La scuola non sfugge a questa necessità ed è una delle istituzioni che più di altre ha formalizzato in leggi e regolamenti le norme di comportamento che configurano mancanze disciplinari rispetto ai doveri dello studente definendo anche le sanzioni previste in base alla gravità o alla frequenza delle infrazioni disciplinari.

La fondamentale educazione al vivere comune ed al rispetto delle regole sociali, scontrandosi con una realtà affaticata da questi due anni (che hanno forse in parte solo reso più evidenti alcune fragilità già presenti) porta in taluni casi a dinamiche controproducenti nelle quali, a fronte di infrazioni disciplinari più o meno gravi, vengono comminate sanzioni “da regolamento” che pur volendo tendere al raggiungimento del fine educativo portano ad un allontanamento dello studente con il conseguente aggravamento della situazione personale, dell’aumento del rischio di dispersione scolastica, della comparsa o accrescimento di un senso di fastidio o addirittura odio nei confronti del sistema scolastico e di un senso di impotenza e di sconfitta in quei tanti insegnanti che vogliono fortemente aiutare gli studenti in situazione di difficoltà ma non hanno gli strumenti e/o la forza per trovare e percorrere vie alternative.

Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 249/98 “Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria” afferma all’Art. 4 §2 che tutti i “provvedimenti disciplinari hanno finalità educativa e tendono al rafforzamento del senso di responsabilità ed al ripristino di rapporti corretti all’interno della comunità scolastica”, che nessuno studente può essere sottoposto a sanzioni disciplinari senza essere invitato ad esporre le proprie ragioni (cfr. Art. 4 §3) e soprattutto che le sanzioni oltre ad essere temporanee, ispirate al principio di riparazione del danno, “tengono conto della situazione personale dello studente” offrendo possibilità di convertirle in attività a favore della comunità scolastica (cfr. Art. 4 §5).

Obiettivi

Gli obiettivi del progetto possono riassumersi in:

  • Supportare l’azione educativa dei docenti fornendo strumenti utili alternativi alla sanzione disciplinare;
  • Favorire percorsi di accompagnamento e accoglienza nei confronti degli studenti più fragili dal punto di vista sociale e/o comportamentale con particolare attenzione alla correlazione tra fragilità scolastica e famiglie di origine straniera;
  • Far conoscere agli studenti forme di impegno sociale e di fragilità affrontata quotidianamente per una migliore adesione al “principio di realtà”;
  • Promuovere un cambio di paradigma rispetto alla sanzione disciplinare riappropriandosi del primario senso educativo della stessa;
  • Incoraggiare i docenti e gli studenti, affaticati da questi difficilissimi anni, nel percorso di crescita condivisa;

Attivare percorsi autonomi di creatività educativa nelle istituzioni scolastiche bresciane.

Attività

Il progetto pilota per l’a.s. 2022/23 prevede le seguenti azioni:

  • Condivisione delle basi teoriche su cui si fonda il progetto “giustizia generativa nella scuola”, con il contributo del prof. Carlo Alberto Romano, docente di Criminologia presso l’Università degli Studi di Brescia e presidente dell’Associazione Carcere e Territorio di Brescia e della prof.ssa Livia Cadei, docente di Pedagogia generale e sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttrice del Centro Studi sul Volontariato e la Partecipazione Sociale. Verranno così esplicitati i riferimenti teorici che sostengono l’iniziativa progettuale;
  • Attivazione di un percorso di formazione e consulenza per i docenti delle scuole coinvolte sul senso della sanzione e sulle forme alternative dentro e fuori la scuola. Nella certezza che la principale leva di cambiamento nella scuola sia il corpo docente, verranno proposti alcuni momenti di confronto e dialogo con esperti che oltre a formare i docenti serviranno a promuovere un forte engagement e il chiarimento rispetto ai dubbi che dovessero sorgere;
  • Coinvolgimento delle realtà educative e sociali del terzo settore disponibili ad accogliere, con l’accompagnamento di educatori messi a disposizione in forma gratuita dalla Fondazione Comunità e scuola, gli studenti oggetto di sanzione disciplinare per brevi percorsi di conoscenza delle proprie realtà
  • Costruzione dei brevi percorsi individuali di “messa alla prova” e accompagnamento nelle realtà selezionate in accordo con il Consiglio di Classe che ha proposto la sanzione;
  • Verifica finale del progetto pilota. Verranno analizzati punti forti e deboli del progetto, al fine di ridefinire il proseguo dell’esperienza.

Procedura per attivazione intervento specifico

1) Invio da parte della scuola (DS o suo delegato) di una mail a generare@comunitaescuola.it per l’attivazione dell’intervento. La mail conterrà elementi descrittivi minimali della situazione e il contatto di un docente di riferimento.

2) La Fondazione Comunità e Scuola prenderà contatto con il referente per valutare l’eventuale opportunità di consulenza al Consiglio di classe (in collaborazione con le Università bresciane) al fine della condivisione e definizione del patto formativo individuale nel quale sarà esplicitato il contenuto dell’esperienza (educatore di riferimento, ente presso il quale si svolgerà l’attività, tempistiche, ecc.)

3) Condivisione e sottoscrizione del patto formativo da parte della famiglia e dello studente

4) Svolgimento dell’attività da parte dello studente accompagnato da un educatore della Fondazione Comunità e Scuola

5) Invio da parte della Fondazione Comunità e Scuola di una relazione sul percorso formativo con la disponibilità ad un incontro con il consiglio di classe